da blaser » 03/08/2014, 10:36
Se vi fa piacere continuo con della nozioni sull'uso della cam che ritengo abbastanza importanti per dare vita ed espressione al vostro video, in questo caso parlo dei:
MOVIMENTI DI MACCHINA (m. di m.)
Ogni singola ripresa di un film può essere statica o dinamica. Nel primo dei due casi ci si trova di fronte a un'inquadratura fissa, nel secondo invece a un movimento della macchina da presa. Insieme al montaggio, ma rispettando la continuità spazio-temporale della realtà rappresentata, i m. di m. possono conferire una natura tridimensionale allo spazio filmico: esso non è più qualcosa che sta semplicemente di fronte allo spettatore, ma uno spazio cui ci si può avvicinare e allontanare, penetrabile e percorribile in tutte le direzioni. Mentre con il montaggio si passa in un istante da un luogo a un altro, o a due parti diverse di uno stesso spazio, con un m. di m. questo passaggio ha una sua durata. Di conseguenza lo spazio nel video diventa anche tempo.
tipologie di m. di m.
I movimenti della macchina da presa costituiscono un codice specifico del linguaggio filmico, perché possono essere realizzati solo attraverso l'ausilio della tecnica cinematografica. Da un punto di vista tecnico sono più di uno: i principali sono la panoramica e la carrellata. Nella panoramica la macchina da presa, fissata su un cavalletto, ruota sul proprio asse orizzontalmente o verticalmente. Le panoramiche orizzontali, le più frequenti, possono variare per direzione (verso destra, verso sinistra, prima in un verso e poi nell'altro), estensione (da pochi gradi a una completa rotazione della macchina da presa su sé stessa), continuità (movimento ininterrotto oppure con più o meno lunghe soste) e velocità (quando sono particolarmente rapide (praticamente chi ha la Gopro) prendono il nome di panoramiche a schiaffo, producendo un'immagine mossa, striata, dai contorni confusi e creando, talvolta, un effetto sorpresa). Le stesse opzioni sono presenti per le panoramiche verticali, sono meno usate, dove però la direzione è verso l'alto o verso il basso. Più rare ancora sono le cosiddette panoramiche oblique, a rotazione, in cui la macchina da presa s'inclina da una parte o dall'altra.
A differenza delle panoramiche, nelle carrellate la cam non si limita a ruotare su sé stessa ma è tutta la camera, montata su un mezzo mobile, a muoversi. Questo mezzo mobile è spesso un carrello che corre su binari o si sposta su ruote gommate . Le carrellate possono essere laterali (verso destra o verso sinistra), in profondità (in avanti o indietro), diagonali quando attraversano obliquamente lo spazio, miste (il movimento a zig zag) e circolari, quando ruotano intorno a un determinato soggetto, come per es. un gruppo di persone sedute a un tavolo o un oggetto tipo una statua di marmo, fontanella ecc. Come accade per le panoramiche, anche le carrellate possono essere più o meno veloci e ampie, continue o interrotte. Un tipo frequente di carrellata è quella che accompagna uno o più personaggi che camminano in un certo luogo: se la macchina da presa, posta alle loro spalle, avanza, si definisce il movimento come una carrellata a seguire, se invece essa arretra di fronte ai personaggi che avanzano si parla di carrellata a precedere. Carrellate e panoramiche possono ovviamente combinarsi fra loro dando vita così a m. di m. più complessi e articolati. È possibile effettuare carrellate anche attraverso mezzi volanti (elicotteri, aerei, droni) o tramite una rete di cavi lungo cui è fatta scorrere un'apposita macchina da presa (skycam). Questo tipo di m. di m. prende il nome di carrellata aerea.
Esistono ancora due tipi di m. di m. che è necessario descrivere. Il primo è il più rudimentale: si tratta del movimento realizzato con la macchina a mano o a spalla, dove, senza l'ausilio di alcuna apparecchiatura, l'operatore muovendosi dà vita a riprese dinamiche. Questi movimenti sono spesso irregolari, procedono a sbalzi, mancano della fluidità che invece contraddistingue i movimenti realizzati con gli equipaggiamenti tecnici sopra descritti.
Esistono, infine, anche le carrellate ottiche (non è il caso delle Gopro). In questo caso il movimento è in realtà solo apparente, poiché la macchina da presa non si muove affatto: a farlo sono solo le sue lenti, grazie a degli obiettivi particolari a ottica variabile (zoom). Le carrellate ottiche possono essere in avanti o indietro, proprio come certe carrellate meccaniche. La differenza fra i due tipi di movimento è tuttavia molto evidente. Una carrellata in avanti lascia intatte le proporzioni spaziali tra il soggetto principale e lo sfondo; la carrellata ottica, al contrario, passando senza soluzione di continuità da un obiettivo a focale corta a uno a focale più lunga, tende a schiacciare il soggetto sullo sfondo, a ridurre la profondità di campo e a creare un effetto di forte artificialità.
Arrivati a questo punto vi domanderete cosa possono servire i m. di m. Una breve descrizione per il loro utilizzo sulle:
FUNZIONI ESPRESSIVE
Al di là delle loro caratteristiche tecniche, i m. di m. possono assolvere a un certo numero di funzioni espressive. Innanzitutto occorre distinguere fra due grandi tipi di m. di m.: quelli liberi o indipendenti e quelli subordinati. I primi non seguono alcun movimento profilmico contenuto dall'inquadratura (personaggio o oggetti che si muovono), ma percorrono liberamente lo spazio rappresentato, passando da un luogo a un altro. I secondi, al contrario, sono determinati dallo spostamento di qualche elemento profilmico, come un personaggio che cammina o un'auto che corre lungo la strada: la macchina da presa si muove per seguirli nel loro movimento alla stessa velocità e mantenendo costanti distanza e angolazione. Tra queste due possibilità estreme ne esistono ovviamente di mediane. Un m. di m. può iniziare in modo libero ma poi subordinarsi a quello di un attore in movimento; oppure può sì seguire lo spostamento di qualcuno, ma passare poi liberamente da un personaggio all'altro; o, ancora, può continuare a tenere in campo un personaggio che cammina ma variandone continuamente la distanza e l'angolazione di ripresa. Più è libero e più il movimento diventa espressione diretta del lavoro del regista del film (e della sua istanza narrante); più, invece, è subordinato e più la sua presenza si fa inavvertibile raggiungendo a volte l'invisibilità (si pensi, per es., alle correzioni di campo, cioè a quei brevi m. di m. conseguenti a piccoli spostamenti di un personaggio, funzionali a tenere quest'ultimo al centro dell'inquadratura e a evitare che parte del suo corpo possa oltrepassare i limiti del quadro).
Una prima vera e propria funzione dei m. di m. è quella descrittiva. A volte un m. di m. ha il compito di mostrare un determinato ambiente o un certo personaggio: entrambi possono essere introdotti attraverso un piano d'insieme ‒ se si tratta di un ambiente ‒ o una figura intera ‒ se invece si ha che fare con un personaggio. Tuttavia queste due possibilità possono essere sostituite o seguite dall'uso di piani più ravvicinati, in grado di esplorare l'ambiente o il personaggio in tutti i suoi dettagli, di descriverlo in tutte le sue parti attraverso dei m. di m. più o meno prolungati, capaci di offrire allo spettatore un numero di informazioni maggiori di quelle che passerebbero attraverso inquadrature più distanziate.
Un'altra funzione possibile è quella connettiva. Un m. di m. si avvia mostrando qualcosa e, nella maggioranza dei casi, termina mostrando qualcos'altro. Un piano può così essere scomposto in almeno due quadri, ognuno con un proprio soggetto particolare (per es. due diversi personaggi). In questo modo, almeno su un piano visivo, i m. di m. stabiliscono un legame fra questi due soggetti, connettendoli fra loro (proprio come potrebbe accadere attraverso il montaggio) allo scopo, per es., di preludere al loro effettivo incontro.
I m. di m. che avanzano o arretrano possono poi dar corpo a un'altra coppia di funzioni: selettiva ed estensiva. I m. di m. selettivi sono quelli che partono da un piano relativamente distanziato e si avvicinano poi a un determinato soggetto, evidenziandolo così a partire dal suo contesto, selezionandolo dallo spazio di cui è parte, valorizzandolo in relazione a un determinato insieme.
In conclusione un m. di m. finisce quasi sempre con il mettere in campo quel che prima era fuori campo. Nel suo percorrere uno spazio con deliberata lentezza, un'inquadratura dinamica può introdurre una certa tensione, che spinge lo spettatore a interrogarsi su quel che la camera finalmente mostrerà al termine del suo movimento
Spero che anche questa volta di essere stato d'aiuto a molti di voi